Altri Mondi
In ricordo di Luigi Spiga. Lezioni di cambiamento profondo…Oggi il modo migliore per vincere è vincere in tre
Siamo consapevoli che oggi il modo migliore per vincere è vincere in tre?
Ci sono giorni che ti attraversano con flussi violenti di ricordi ed emozioni. Come la ricorrenza della precoce scomparsa di un tuo amico.
Che poi, chiamare solo “amico” Luigi Spiga può non dare l’idea del tipo di rapporto: un amico, un collega, un maestro.
A lui si deve la nascita in Italia di SoL –Society for Organizational Learning – Italy e il suo riconoscimento (in tempi sorprendentemente rapidi) da parte di SoL Global (MIT Boston).
E a lui dobbiamo l’arrivo in modo non sporadico ma strutturato di Theory U in Italia.
Lo scorso anno, purtroppo, la triste notizia della sua scomparsa.
Penso che il modo migliore per ricordare Luigi sia condividere due suoi articoli, dai quali traspare tutta la sua profonda conoscenza di questi argomenti, tutta la cura che poneva nell’approfondire tali temi, sviscerarli in ogni suo aspetto…in un epoca in cui invece ci si illude che con un corso on line si diventi cinture nere di qualsiasi cosa…
E da questi articoli traspare anche l’intelligenza raffinata di fare sintesi e andare oltre… La sola schematizzazione del passaggio dal Management 1.0 al Management 3.0 (una sua elaborazione esclusiva) è qualcosa di sorprendente in termini di linearità, profondità e chiarezza.
Sono due articoli di cui ricordo benissimo la genesi, le mail lunghissime di confronto, le limature che condivideva (entrambi poi pubblicati in SoL Italy)… Insomma, eccoli, buona lettura!!
Primo Articolo (estratto mail del 7/1/2013)
Dal Management 1.0 al Management 3.0
<<Oggi, i leader e i responsabili del cambiamento in tutte le istituzioni sono divisi tra due mondi: da un lato si trovano a confrontarsi con un insieme di sfide della leadership del 21° secolo senza precedenti, e dall’altro si trovano attrezzati con un kit di strumenti di gestione del 20° secolo che è inadeguato a risolvere i problemi che incontrano. Tra questi due mondi si spalanca un abisso che oggi i leader faticano a colmare>>. Otto Scharmer
<<Now, as throughout human history, the world is undergoing transformation, and business organizations are caught in the turbulence of a change they are not able to control. The fundamental assumptions of our Western orthodox worldview, on which our business institutions were founded, has proved inadequate to regulate either our society or our business institutions. New business structures—communities—are emerging based on a transpersonal worldview, one that embraces spirituality, psychology, and science in an integrated perspective on human experience. Transpersonal learning communities combine an emphasis on the development of human consciousness and business performance by adopting triple-loop learning practices. While they do business, transpersonal learning communities will simultaneously transform themselves and society as a competitive advantage>>. Kazimirez Gozdz
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Da quattro anni, ovvero da quando il fondatore dello IED, acuto osservatore di dove va il mondo e cosa emerge dal futuro, mi onorò con l’incaricò di creargli un’innovativa scuola di management, faccio ricerca di questi “kit di strumenti del XXI secolo” di cui parla Otto, e del quale la Theory U ne è uno degli esempi più evoluti e profondi.
Non sono sino ad oggi riuscito a dargli una definizione, pur comprendendo la differenza tra il management tradizionale, ancora dominante, quello innovativo, ad esempio di Gary Hamel, e quello evolutivo, ad esempio di Peter Senge, mentre ispirato dal collega SoL Kazimierz Gozdz e dalle tre visioni che lui individua, vorrei proporre di definire finalmente tutto questo management come: Management 3.0.
Kazimierz Gozdz, attivo insieme a Joseph Javorsky nella Generon Consulting e nella Society for Organizational Learning, individua <<tre visioni del mondo sottostanti il nostro modo di vedere l’organizzazione per il business>> collegate a tre fasi evolutive delle scienze psicologiche, che costituiscono da sempre una base importante delle discipline del management.
Occorre chiarire che la disciplina che definiamo Management nel senso più ampio, che comprende discipline come Leadership, Strategia, Organizzazione, Marketing, etc., non può identificarsi se non in parte con la Psicologia del Lavoro, ma va molto oltre, e presuppone diverse altre basi, oltre a questa. Allo stesso tempo la visione del mondo retrostante, o paradigma scientifico retrostante, e l’approccio psicologico su cui si basa ne costituiscono degli elementi centrali e fondamentali per una possibile classificazione che hanno permesso a Gozdz di fare questa che riprendo, pur cosciente di tutti i limiti cha porta con se ogni classificazione.
Le tre visioni o fasi o epoche individuate da Gozdz sono:
- la visione del mondo della scienza ortodossa occidentale, collegata alle prime due forze della psicologia, quella psicoanalitica di Sigmund Freud e quella comportamentale di Pavlov, Watson e Skinner, e basata sul positivismo logico, l’empiricismo, il riduzionismo, il razionalismo, obiettività, la quantificazione della realtà, in generale la visione meccanicistica dell’universo di origine cartesiana e newtoniana.
Da questa visione, nel management, nascono nel 1911 con Frederick Taylor i principi dello Scientific Management, che affonda le sue radici nel pensiero di Adam Smith, e si sviluppa ampiamente dopo Taylor ad opera di Henry Ford, Henry Gannt, Henry Fayol. La Scientific Management School si evolve quindi nella Classical Organization Theory School. Si evolve poi in scuole recenti come quella del TQM (anni ’80) e dopo ancora del Six Sigma (anni ’90). Possiamo definire questo management, riprendendo una definizione di Gary Hamel, Management 1.0.
- la visione del mondo post-moderna, collegata alla terza forza della psicologia, quella umanistica di Abraham Maslow e Carl Rogers, basata sul paradigma relativistico e costruttivistico, che emerse con un focus su cosa significa essere pienamente esseri umani, essere in salute, motivati e appagati, mettendo in discussione le priorità del mondo moderno, relative a carriera, responsabilità individuale, regole impersonali, procedure neutre.
L’impatto di questa visione sul management non è stato molto trattato da Gozdz, ma possiamo considerare, collegato a questa visione, seppur in modo antesignano, il pensiero di Mary Parker Follet, contemporanea di Taylor, e anticipatrice di istanze che oggi sono attualissime. Poi ci sono stati Douglas McGregor, Peter Drucker, Henry Mintzberg, ed in Italia Domenico de Masi, che ci illumina su esperienze di management in europa a cavallo del ‘900, da parte di altrettanti poli innovativi europei, come Casa Tonet, e Bahaus ad esempio, che forse erano già in questa visione avanti ai tempi. Possiamo poi ricordare Marco Minghetti, Francesco Varanini, Enrico Cerni e Rino Panetti, tutti autori di interessanti opere dove la nostra cultura umanistica ha un ruolo fondamentale. Possiamo inoltre azzardarci a dire che poteva essere coerente con questa visione quella originaria di Edward Deming che ci ricorda Peter Senge, seppur dopo il TQM ed ancor più il derivato Six Sigma abbiano preso strade che possono essere definite da Management 1.0. Probabilmente possiamo considerare in questo ambito anche la Lean Organization ed il Toyota Production System. Ed ancora possiamo considerare collegati il movimento europeo dello Humanistic Management, e soprattutto il Manifesto del Management Innovation Exchange promosso da Gary Hamel, che definisce questo nuovo management <<the art of human accomplishment>>, e lo chiama Management 2.0.
- la visione del mondo transpersonale, collegata alla psicologia transpersonale, che ha come antesignani Carl Jung, Roberto Assagioli e Theilhard de Chardin, è stata sviluppata da Ken Wilber, che muove oltre i precedenti paradigmi modernista e post-modernista, che non assicurano lo sviluppo dei bisogni spirituali dell’uomo, ma soprattutto si rifà al paradigma della meccanica quantistica ed alla sua trasposizione nelle scienze sociali operata dai fisici David Bohm, con la sua teoria dell’ordine implicato, Ervin Lazlo, e Fritjof Capra. Contributi fondamentali ci arrivano anche dalle scienze biologiche con esponenti come Gregory Bateson, Humberto Maturana, Francisco Varela e Bruce Lipton.
Da questa visione nasce il management evolutivo del XXI secolo, nell’ambito del quale autori come Peter Senge, Bill O’Brien e Margaret Wheatley furono antesignani sin da inizio anni ’90, e nell’ambito del quale possiamo citare … Don Beck, Christopher Cowan, Otto Scharmer, Josheph Jaworsky, Adam Kahane. Danah Zohar del MIT ha trattato ampiamente di Spiritual intelligence, Spiritual quotient, Quantum healing. Comprende gli approcci: Systems theory and systems thinking, Complexity theory and complexity thinking, Integral theory and integral reflection. Presencing Institute di Boston e Alia Institute di Halifax diffondono programmi di education che incarnano questa visione del management nel modo più completo. Ora credo che possiamo definire questo Management 3.0, anche se la definizione non sono il primo a usarla, visto che esiste il libro Management 3.0 di Jurgen Appelo, che però non tratta di transpersonal management nel modo più pieno come fatto ad esempio da Otto Scharmer, e non è ne diffusa ne condivisa dai principali autori, come Peter Senge e Margaret Wheatley.
Luigi Spiga
Articolo 2 (mail del 4/3/2013)
Dalla “smart innovation” al Management 2.0 (social) e 3.0 (spiritual)
Cattive notizie per i tecnologi e buone notizie per i pensatori: le grandi innovazioni che creano nuovi grandi business, e che sono sempre radicali e spesso “disruptive”, non nascono dall’evoluzione di una tecnologia, ma dalla combinazione originale di tecnologie e idee, spesso lontane nel tempo e nello spazio, in grado di anticipare i bisogni a volte non ancora incarnati dei potenziali clienti, e che abbiano per lo stesso un “senso”.
Potete chiamarla Magia se volete! Oggi la chiamano “smart innovation”, quella alla base di SmartPhone, SmartCar, SmartHouse, SmartCity, e possibile su ampia scala grazie alle nuove metodologie al Management 2.0 (social) e Management 3.0 (spiritual).
Questo ci dimostra Brian Arthur del Santa Fe Institute, forse il più originale economista oggi vivente. E questo ci dimostra la storia di iPod-iTunes, per fare l’esempio di un successo, e la storia di Iridium di Motorala, per farne uno di un insuccesso. E non è questo che ci raccomanda Albert Einstein?
Per questo motivo in SoL sosteniamo che l’innovazione è “social”, e se vogliamo “spiritual”, e richiede l’utilizzo di processi di riflessione condivisa profondi, come ad esempio la Theory U, e vista la complessità e la rapidità di cambiamento del contesto attuale il System Thinking diventa un presupposto necessario.
Per allargare il campo, davanti a problemi complessi occorrono approcci nuovi di tipo sistemico, collaborativo e creativo: questa è l’essenza del Management 2.0 (social) e 3.0 (spiritual) oggi emergente a livello internazionale, che va oltre il tradizionale ed ancora dominante Management 1.0 (scientific).
System Thinking, Complexity Theory, Integral Reflection, Strategic Architecture, Value Driven Leadership, Spiritual Capital, Design Thinking sono alcuni dei “tasselli” di questo nuovo Management necessari per fare “smart innovation”, che sta consentendo ad evolute imprese performance eccezionali a vantaggio proprio e di tutti i propri stakeholder.
Luigi Spiga