Altri Mondi
Le 10 lezioni che ho appreso nel 2017 vivendo in una piccola città
365 giorni possono riservare tanti insegnamenti, se si impara ad esercitare l’arte di vedere “da fuori”.
Rieti è una piccola cittadina di 40mila abitanti al centro d’Italia. E’ la città in cui sono nato e in cui risiedo, se pur la mia attività lavorativa mi porta spesso lontano. Ma quando hai un figlio di neanche 12 anni che sta crescendo lì, impari a osservare, a far caso alle cose. Una disciplina che dovremmo sviluppare quotidianamente.
Ecco dieci lezioni che ho appreso in questo 2017 appena terminato:
1) VOCAZIONI. E’ relativamente facile individuare le “vocazioni” di un territorio (ossia i fattori distintivi e strategici sui quali far leva). La sua storia, le sue tradizioni, i suoi percorsi aiutano in questo (sicuramente più facile del comprendere le vocazioni di un bambino, ad esempio).
Il difficile viene dopo: perché spesso non si riesce a massimizzare tali “vocazioni” (ovviamente se si ha questo come obiettivo)? Provate a rispondere da soli in un minuto. Nei successivi due punti la mia risposta.
2) L’EGOISMO DEI MIOPI
Primo motivo: perché occorre subordinare tutte le decisioni importanti prese nel territorio al rendere massimi gli impatti per queste vocazioni. Ciò però implica che le altre “aree” di governo di una città (o le altre aree della tua vita, nel caso di crescita individuale) devono accettare delle sotto-ottimizzazioni locali per il bene collettivo. Sono disposte? Il più delle volte no.
3) “NO” CHE FANNO CRESCERE
Se non sai dire dei “No”, i tuoi “Sì” non servono a nulla (conseguenza del punto 2). Qualunque cosa amministri, da una città alla tua vita, questa è un insegnamento basilare
4) FOCALIZZAZIONE
Secondo motivo: Puntare a massimizzare le “vocazioni” (di un territorio…ma anche della tua vita) richiede focalizzazione, intenzione e attenzione rivolta ad esse. Se però si inseguono i richiami di ognuno, e/o si è ostaggio di molti, la focalizzazione cede alla frammentazione e alla dispersione (vedi anche il punto 3).
PS: se per un bambino è più difficile trovare le sue “vocazioni” (punto 1), poi però, una volta che queste emergono, la sua capacità di subordinare il resto ad esse (punti 2 e 4) e di focalizzazione (punti 3 e 4) sono mirabolanti. Qui invece spesso si perdono i territori (e anche molte aziende).
5) CAMBIAMENTO
Dopo aver letto, ascoltato e visto – per 365 giorni – ogni possibile manifestazione di intenzione da parte di centinaia di reatini (amministratori in primis), ho compreso una cosa, sopra le altre:
“Tutti desiderano il cambiamento. Nessuno vuole cambiare se stesso”.
E allora, se ti sta a cuore ciò per cui ti batti, comincia a domandarti come ribaltare questa osservazione.
6) COSA COMUNICARE
La “vocazione” e la conseguente focalizzazione vanno comunicate ai cittadini. Ecco i conseguenti benefici:
Comunicarla… a- diventa uno stimolo a far bene su quei fronti; b- chiarisce le cose a tutti gli alleati e a chi rivendica “diritti”; c- fornisce una chiave di lettura formidabile per i cittadini; d- aiuta a parare molti colpi delle opposizioni.
[PS: questa regola vale anche per le scelte individuali: comunicare la tua vocazione ti stimola a perseguirla, migliora i tuoi rapporti con gli altri, ecc. Pensa quindi a come dare concretezza ad essa]
7) L’ILLUSIONE DEL “FARE”
Esistono due tipi di fare: il “fare” e il “Fare” (le iniziali, minuscole/maiuscole, segnano tutta la differenza del mondo!).
A Rieti nell’ultimo anno è proliferata la moda del dire e scrivere “fatto!” (i social sono davvero istruttivi in tal senso).
Ma ho capito che esistono due “fare”. C’è il “Fare” (“F” maiuscola) ciò che contribuisce a valorizzare e accrescere le “vocazioni” (vedere punto 1) e c’è il “fare” (“f” minuscola) le altre cose.
Della bontà delle prime siamo certi. Quanto alla bontà delle seconde…è tutta da dimostrare. Ecco perché
8) FARE BENE LE COSE SBAGLIATE
Il piccolo “fare” (iniziale minuscola) ha queste caratteristiche: a- una parte serve a risolvere questioni ordinarie. E’ pertanto necessario; b- un’altra parte di quel “fare” potrebbe essere addirittura controproducente rispetto alle “vocazioni” individuate, addirittura agire in senso contrario, distogliere inutilmente risorse.
Ho così imparato a sorridere quando leggo o sento “Fatto!!”. Non c’è niente di peggio che fare bene, le cose sbagliate.
9) IO SONO LA VERITA’
Ho imparato a stare attento a chi combatte battaglie pensando di essere la verità. Bene che ti va, ti fa perdere tempo; ma se ti va male, può incidere sul tuo stato d’animo e la tua tranquillità in modo rilevante.
Guarda invece le persone positive, quelle disposte al confronto anche se hanno idee diverse dalle tue; guarda le persone che sanno porre domande genuine, non allusive o retoriche; guardati dalle persone che entrano a gamba tesa ad esempio nei tuoi profili pubblici per poi – una volta attuato lo scompiglio – ritirarsi strategicamente.
Quest’anno a Rieti ci sono state le elezioni amministrative. Ho assistito a una battaglia tanto imbarazzante quanto “violenta” (nei termini, negli stili, nei linguaggi…e tutto ciò tra poche migliaia di persone, che dovrebbero trovare invece il modo di “co-vedere” e “co-creare” il futuro). Ma è stato un periodo anche molto “istruttivo”. Interessante osservare ad esempio come sui social le persone si “raggruppassero” sempre più per schieramenti, scambiandosi “Like”, “gomitate furbe”, segni di intesa sempre tra schieramenti e ignorando sempre più gli altri…e perdendo così opportunità di vero ascolto.
Una polarizzazione davvero imbarazzante, che personalmente mi ha consentito di conoscere veramente alcune persone; del resto, è nei momenti di tensione che vedi chi riesce a mantenere la lucidità, la freschezza di analisi, il senso e il rapporto tra le cose, le persone ed i valori e chi invece sembra affogare in una lotta a una dimensione.
10) HIT PARADE
Alcune delle parole più abusate nel 2017 a Rieti sono state (parole usate spesso senza conoscerne veramente il senso):
Ascolto, dialogo, sistema, cambiamento.
Eppure sarebbero parole che – se interpretate per i loro veri significati – potrebbero veramente essere motori.
Bene, queste le prime 10 lezioni dal 2017 a Rieti. Mentre sto scrivendo, ne sto appuntando sul mio taccuino almeno altre cinque, ma direi che queste sono più che sufficienti.
Ci sono le eccezioni? Sicuramente sì…ed è su quelle eccezioni che una città come Rieti può puntare.
A iniziare dai suoi giovani.
Perché le mura medievali che impreziosiscono Rieti devono restare una bellezza artistica e culturale, non simboleggiare i bastioni delle nostre menti, dei nostri pensieri e dei nostri cuori.
Rino Panetti