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La formula “definitiva” per l’innovazione e la leadership: Ux2F [lettura in 3 min]

La formula “definitiva” per l’innovazione e la leadership: Ux2F [lettura in 3 min]

Rino Panetti

Luglio 31st, 2018

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Lo ammetto, il titolo contiene una forzatura: di “definitivo” c’è poco, nella vita. Figuriamoci quando si parla di cambiamento profondo.
Eppure, in questi anni di lavoro al fianco di Organizzazioni di ogni tipo e dimensione, penso di aver sperimentato la “formula” che meglio rappresenta – ad oggi –  il giusto approccio al cambiamento, alla leadership e all’innovazione.
Essendo coinvolto in modo pratico con team, Organizzazioni e territori, mi interessano approcci pratici e profondi, a reale valore aggiunto, in grado di incidere in maniera importante.
Mi interessano inoltre approcci che fondino e forniscano chiavi per lo sviluppo integrato della leadership e dell’innovazione/propensione al cambiamento.

La formula: Ux2F

Non c’è nulla di mio (o molto poco) negli elementi che compongono questa formula, la quale, per esteso, si può leggere così:
Ux2Five, ossia “U per 2 Five”.
In sostanza, c’è una U e ci sono due Cinque.


Primo Elemento: la U. Ovvero, il percorso

La U è quella di Theory U, una metodologia per il cambiamento profondo nata al MIT di Boston ad opera di Otto Scharmer.
Nella formula da me proposta (Ux2F), Theory U rappresenta il percorso, ossia i passi che occorre compiere per uscire dalla zona di comfort, superare il downloading dei soliti schemi e generare innovazione e cambiamento (nonché la leadership necessaria a supportarli), a livello individuale, di team, di Organizzazioni o di territori, a seconda dei casi.

E’ un percorso che si basa su tre macro-passi, a loro volta scomponibili ulteriormente (una delle rappresentazioni classiche evidenzia 5 passi).


Quale uno dei punti forti (spesso trascurato) di questo percorso? Si tratta di un percorso che non è “circolare”, ma ha la forma di una U.
A questo proposito…devo riconoscerlo: sono un amante delle relazioni circolari (e, quindi, sistemiche). Ma se pensiamo al cambiamento “disruptive”, quello in grado di generare trasformazioni profonde, l’immagine che più ci aiuta a comprendere ciò che occorre è una U, non un cerchio. E spostarsi di U in U è la chiave di tale cambiamento.

Secondo elemento: il primo “Five”, ovvero il circolo della leadership

Il percorso per il cambiamento profondo rappresentato dalla U può essere compiuto solo sviluppando in maniera adeguata team e leadership.
La stessa U fornisce chiare indicazioni in merito, ma ho trovato nelle Cinque Discipline delle Learning Organizations di Peter Senge la chiave migliore per costruire reali percorsi di crescita della leadership e dei team.
D’altro canto, è noto come i lavori di Scharmer e Senge siano perfettamente integrabili (e come sia possibile posizionare le Cinque Discipline lungo la U).
Le Cinque Discipline sono: Team Learning, Modelli Mentali, Padronanza Personale, Visione Condivisa e Pensiero Sistemico.
La rappresentazione che vi propongo è una mia elaborazione: evidenzia il circolo virtuoso (in questo caso, quindi, tornano le tanto amate relazioni circolari!) che deve instaurarsi tra quelle Discipline e le tre fondamentali capacità della leadership necessarie per il cambiamento.
L’immagine evidenzia anche la complessità e la dimensione “frattale” delle cinque discipline (con il pensiero sistemico che le racchiude).


In questo mio altro articolo, una breve, particolare descrizione delle Cinque Discipline, utilizzando come metafore cinque diverse immagini a tema “foglie”


Terzo elemento: il secondo “Five”, ovvero Cinque Spazi

L’innovazione è il risultato di una combinazione virtuosa di Ispirazione, Ideazione e Implementazione, visti come tre spazi che non si succedono in maniera sequenziale ma si sovrappongono.
Questo è il cuore del Design Thinking, approccio all’innovazione nato in Ideo e che oggi costituisce un riferimento essenziale per migliaia di Organizzazioni nel mondo quando si parla di Innovazione.

In particolare, gli “spazi” sono cinque (empatizzare, definire, ideare, prototipare, testare).
Al di là dell’imponente set di strumenti che mette a disposizione, l’utilità del Design Thinking in questa formula (Ux2F) è anche nel fondamentale messaggio che trasmette, connesso proprio all’idea di “spazi che si sovrappongono”, piuttosto che momenti cadenzati. Ci insegna a ritornare in maniera giusta indietro nella U quando serve e ci insegna come farlo, ecc.

Di seguito una descrizione davvero sommaria dei cinque spazi:

1.Empatizzare: Per generare innovazioni significative dovete conoscere i vostri utilizzatori e preoccuparvi delle loro vite. E’ il cuore del processo di Design Thinking. Osservate, surfate con gli interlocutori, guardate e ascoltate, ricercate storie, incontrate posizioni opposte

2. Definire: Inquadrare il problema giusto è l’unico modo per creare la soluzione giusta. Sintetizzare quanto emerso nella fase di “empatia” in bisogni coinvolgenti e insights, un obiettivo specifico e una sfida significativa. Focus. Porta a una definizione del problema: il VOSTRO PUNTO DI VISTA (PdV)

3. Ideare: Non si tratta di venir fuori con l’idea “giusta”, si tratta di generare la più ampia rosa di possibilità. “Cosa potremmo essere”. Restate aperti. Puntate alla quantità e alla diversità di idee.

4. Prototipare: Costruite per pensare e testate per apprendere/conoscere. Creare prototipi molto grezzi…veloci e facili da fare (minuti, centesimi di euro). Qualsiasi cosa con cui l’interlocutore possa interagire (un oggetto grezzo, un gioco di ruolo, …)

5. Testare: Testare è un’opportunità per apprendere sulla vostra soluzione e sui vostri utilizzatori. Per rifinire i vostri prototipi e soluzioni. Per imparare di più dai vostri utilizzatori. Per rifinire il vostro PDV


Importante avvertenza finale:

Per ciascun elemento (e sotto-elemento) della formula esiste un set fenomenale di approcci, metodologie, strumenti, tecniche…talmente fenomenale che si può correre il rischio di perdersi, di smarrire la mappa e il “sistema”, di farci attrarre solamente da ciò che sembra meglio risuonare in noi, perdendo così l’opportunità di essere davvero incisivi.
Conosco ad esempio diversi “praticanti” di Theory U innamorati degli aspetti più “intimi” riconducibili ad essa (il termine corretto sarebbe “spirituali”, ma in Italia tale parola rischia di essere letta in una accezione “religiosa”, quando in realtà nel nostro caso si intende la capacità di arrivare a comprendere – nel profondo – chi siamo e qual è il nostro ruolo, come team, organizzazioni o individui a seconda dei casi), ma incapaci poi di supportare in concreto ad esempio Organizzazioni che pongono specifici temi di innovazione.

A mio avviso non si può lavorare sui processi di innovazione e di leadership ignorando il ruolo di ciascuno di questi elementi della formula, le loro reciproche influenze e gli strumenti che li compongono (a loro volta integrabili in un “gioco a somma positiva”).

Proprio per fornire una guida che contenesse sia gli approfondimenti teorici che pratici ad un approccio integrato al cambiamento basato su quanto fin qui detto – l’editore FrancoAngeli mi ha coinvolto nella redazione di questo libro, sul quale ho investito quasi tre anni del mio lavoro.

In questo link una breve descrizione dei contenuti e dell’indice, nonché un breve video di commenti

 

Rino Panetti

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