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Attenzione all’illusione della resilienza: può non bastare. Superare la fragilità nella complessità. Essere ANTIFRAGILI [lettura 1’]
«Il vento può spegnere una candela e ravvivare un fuoco. Lo stesso avviene con la casualità, l’incertezza e il caos: bisogna imparare ad approfittarne, anziché tenersene alla larga. Dobbiamo imparare a essere il fuoco e a sperare che si alzi il vento» (Nassim Nicholas Taleb).
In giorni di cambiamento anche radicale negli stili di vita come gli attuali, emerge a gran voce – più forte che mai (se possibile) – il richiamo alla resilienza. Un concetto indubbiamente centrale, dall’elevato valore per confrontarsi in modo efficace con la “fragilità”. Eppure si tratta di un “approccio” che può rivelarsi, per certi versi, un’occasione persa.
Oltre la resilienza c’è infatti il concetto di “Antifragile”, concetto che dobbiamo a quel genio di Nicholas Taleb, il padre de Il Cigno Nero, tanto per intenderci. Da quando è uscito il suo saggio Antifragile (nel 2012) si è registrata un’autentica rivoluzione, se pur il termine “resilienza” conservi nell’immaginario collettivo un’aurea quasi magica (e non vuole essere una critica: la resilienza mantiene intatti i suoi lati positivi. Ma perché limitarsi a “pareggiare”, quando si può addirittura “migliorare”?).
Seguendo Taleb, il contrario di ‘fragile’ non è ‘resiliente’ o ‘robusto’. Il contrario di fragile è “antifragile”, cioè qualcosa che sotto stress si trasforma e accresce la sua capacità di rispondere agli eventi. Il resiliente resiste agli shock e rimane lo stesso: l’antifragile migliora. Ecco come Taleb introduce l’antifragile:
“Certe cose traggono vantaggio dagli scossoni: prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. […] L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso, l’antifragile migliora. Questa qualità è alla base di tutto ciò che mut nel tempo: l’evoluzione, la cultura, le idee, le rivoluzioni, i sistemi politici, l’innovazione tecnologica, il successo culturale ed economico, la sopravvivenza delle aziende, le buone ricette (per esempio il brodo di pollo o la bistecca alla tartara con un goccio di cognac), lo sviluppo di città, civiltà, sistemi giuridici, foreste equatoriali, la resistenza dei batteri… persino la vita della nostra specie su questo pianeta. Ed è l’antifragilità a determinare il confine tra ciò che vive ed è organico (o complesso), come per esempio il corpo umano, e ciò che è inerte, per esempio un oggetto come la graffettatrice che abbiamo sulla scrivania”.
E’ uno dei passi iniziali del libro di Taleb, che ci restituisce in pieno il suo stile coinvolgente e chiaro. E’ un passaggio che apre anche il tema della complessità.. e proprio qui interrompo questo breve articolo (ricordo il mio primo articolo sul tema dell’antifragilità, risalente al 7 aprile 2013, pubblicato in Complexlab).
A voi, il piacere della scoperta!
Rino Panetti