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Scuola e genitori: come soffiare sulle passioni dei ragazzi. E farli volare! 3’ lettura

Scuola e genitori: come soffiare sulle passioni dei ragazzi. E farli volare! 3’ lettura

Rino Panetti

Settembre 12th, 2020

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Passione e pensiero libero per i giovani
Google ha una particolare politica aziendale: dare la possibilità a ogni dipendente di passare il 20% del proprio tempo a lavorare su idee e progetti che lo interessano, incoraggiandoli a esplorare ambiti diversi rispetto al lavoro quotidiano.
Il risultato è davvero interessante: dal 2009, il 50% dei prodotti Google è nato in questo modo (incluso gmail). Passione e pensiero libero, sganciato dalle aspettative degli altri, hanno un peso in tutto ciò.

Ebbene, un simile approccio potrebbe essere utile anche per la crescita dei nostri ragazzi, a iniziare dalla scuola, per guidarli nei loro processi di apprendimento?
Una interessante e pratica risposta ce la fornisce A.J. Juliani (direttore del Technology & Innovation for Centennial School District), che si è ispirato proprio a questa ‘pratica’ di Google.
La sua domanda generativa fu: come potremmo supportare la formazione e la crescita di un giovane, dopo che ha scoperto una sua vera passione?
Tutto cominciò quando scoprì la passione della figlia per il canto. A quel punto, ecco la domanda delle domande, per qualunque genitore: “E ora? Cosa fare?” Ogni problema può però essere riformulato in termini positivi (“Come potremmo…?”): una provocazione a cui far seguire movimento. E’ così che è nata la Regola del 20%!
Scopriamola insieme, vedendo come Juliani la utilizza con i suoi ragazzi.
Egli, in qualità di insegnante, distribuisce ai suoi studenti questa semplice tabella di istruzioni:

La prima volta che la propose si generò un certo panico tra gli studenti, non abituati a queste modalità di gestire la formazione in aula.
Ecco alcuni commenti di Juliani:

Molte volte nell’istruzione pensiamo che l’unico modo per responsabilizzare i ragazzi sia valutarli. Ma, per questo progetto, la valutazione era nel processo. Tutto era incentrato sul modo in cui loro apprendevano: con passione, e apprendevano perché era una loro scelta.”

Juliani racconta che alcuni studenti inizialmente avevano difficoltà a immaginare le loro vere passioni (vedete il punto 1 della tabella di istruzioni prima riportata), altri a capire come impiegare quel tempo. Per ognuno di questi casi, egli dovette pensare a come guidarli e supportarli, perché non c’era una soluzione unica, valida per tutti.

Tre punti importanti per supportare le passioni dei nostri ragazzi
Tre punti sono da sottolineare riguardo questo progetto (così come individuati dallo stesso Juliani):

  1. Gli studenti dovevano essere sicuri di essere veramente appassionati di ciò che volevano imparare.
    Come genitori, sappiamo quanto sia difficile aiutare i nostri ragazzi a trovare la propria “vocazione”, distinguere tra hobbies, interessi e passioni. Ricordo le esperienze di mio figlio, negli anni fino alle medie: il basket, il pianoforte, lo sci, le percussioni, la magia. Juliani suggerisce tre precisi indizi per capire se quella della vostra ragazza o ragazzo è una passione potenzialmente “forte”. Ve li propongo calandoli nel caso concreto di mio figlio. Egli:
    A) ama veramente la magia, e gli dedicherebbe l’intera giornata, se gli fosse concesso;
    B) vuole migliorarsi. Aspetto questo importante, perché distingue la pratica costante (che potrebbe far capolino dal primo punto) da quella intenzionale;
    C) ha bisogno di una guida per accedere al livello successivo di apprendimento.
    Come detto, si tratta di semplici indizi, ma se pur non sufficienti, costituiscono comunque condizioni necessarie affinché ci sia passione vera.
    Ai fini del progetto scolastico prima descritto, Juliani suggerisce di coinvolgere ciascun ragazzo in un processo/gioco di “eliminazione”, in cui “mettere in competizione” tra loro i suoi interessi (ad esempio con dei punteggi e/o scontri diretti); così facendo, dovrebbe diventare chiaro all’interessato qual è la passione sulla quale potrebbe lavorare tutto il giorno, se gli fosse permesso.
  1. E’ importante creare chiari step di ciò che i ragazzi dovranno fare per apprendere di più e meglio. Se uno di loro vuole imparare a fare magie, deve apprendere determinate tecniche e principi, prima di tuffarsi nell’imparare un gioco. Questi step lo aiutano a comprendere che tipo di crescita deve curare ogni volta che torna al progetto.
  1. I ragazzi dovrebbero trovare un mentore o una guida, per procedere passo dopo passo. Questi, possono essere testi, persone, video e quant’altro.

Ricorda: prima la scelta, poi la guida
Dicevamo prima dell’importanza della scoperta della vocazione: il tema è ampio e non può essere certo affrontato in questo articolo. Una raccomandazione però ritengo sia utile tenere a mente: prima di dare guida ai nostri ragazzi, assicuriamoci di avergli dato la possibilità di scelta. Nel progetto di Juliani era esattamente questo che avveniva: prima la scelta (esplorare percorsi extra curriculari) e solo dopo la guida.

Inoltre, i ragazzi non ricevevano istruzioni di apprendimento (cosa studiare e per quando), né materiali, né verifiche, né feedback. Tutto era demandato a loro.
Altri aspetti degni di nota:

  1. I ragazzi sono tenuti a documentare l’apprendimento via via che procede. Pensate a quale opportunità unica si ha, in tal caso, se si propone loro la metodologia del journaling: una tecnica creativa che sarà preziosa compagna di viaggio nella loro vita (è una tecnica che illustro in maniera estesa nel mio Essere Creativi in Contesti Complessi, FrancoAngeli, 2020).
  2. I ragazzi sono tenuti a relazionare i propri progressi ai compagni due volte l’anno. Se per far questo (ossia per entrare in profondità nel proprio cammino di apprendimento ed evidenziarne gli aspetti salienti, così come per ascoltare il racconto degli altri in modo attivo, generativo anche per sé stessi) insegnassimo loro la metodologia nota come ORID potremmo lasciargli una tecnica e un approccio di pensiero utili in molte altre occasioni (anche questa metodologia – utile per valutare una situazione e analizzarla da diversi punti di vista, per poi prendere adeguate decisioni – è ampiamente illustrata nel volume prima ricordato).
  3. La possibilità di scelta sposta la responsabilità nei ragazzi.
  4. La possibilità di scelta consente flessibilità e cambiamenti durante l’anno.

Ecco un veloce esercizio suggerito da Juliani, imperniato sul valore della scelta (è un esercizio rivolto agli insegnanti ma, con piccoli aggiustamenti, ciascuno di voi può svolgerlo: provatelo, almeno una volta ogni quarantacinque giorni).
Trovate il modo di assegnare ai vostri ragazzi (o a voi stessi) una piccola scelta nel loro processo di apprendimento della prossima settimana. Non è necessario che sia un grande progetto, è sufficiente anche una piccola attività. Date loro la possibilità di scegliere e poi osservate come rispondono.
Mi permetto di aggiungere: al temine dell’esperienza, guidateli (o guidatevi) in una riflessione utilizzando sia ORID sia il journaling.

Verso un sistema educativo che…
Prima di chiudere questo veloce articolo, mi piace accennare al modo in cui Otto Scharmer affronta il tema della formazione dei giovani nelle scuole. Egli afferma che in qualunque realtà si vada, c’è la percezione che il proprio sistema educativo sia in crisi:

  • taluni lamentano risultati scadenti nei test standardizzati (livello 1);
  • altri percepiscono una crisi di processo e auspicano un apprendimento che ponga al centro gli studenti e trasformi gli insegnanti in coach (livello 2);
  • infine (livello 3), c’è chi intuisce che occorrerebbe dare agli studenti la possibilità di raggiungere il loro più alto, futuro, potenziale come persone, di avere accesso alle loro migliori fonti di creatività e “imprenditorialità”.

Quest’ultima è la dimensione nella quale si muove Otto Scharmer; la sua proposta metodologica – approfondita in molteplici pubblicazioni e attività formative – è chiara ed ha la forma di una U: immaginate cosa può voler dire accompagnare gli studenti verso approcci strutturati per aprire la mente, aprire il cuore, aprire la volontà e poi prototipare e portare in vita il nuovo.

Non riusciremo mai a cambiare il sistema di gestione dominante senza cambiare il nostro sistema di istruzione dominante. Si tratta, infatti, degli stessi sistemi”. […] “L’insegnante stabilisce gli obiettivi, lo studente risponde sulla base di questi obiettivi; l’insegnante ha la risposta, lo studente studia per trovare questa risposta. Sa quando riesce nell’intento perché è l’insegnante a dirglielo. Prima di compiere dieci anni, tutti i bambini capiscono che cosa occorre per andare avanti a scuola è compiacere l’insegnante, e terranno a mente questa lezione nel corso di tutta la loro vita quando cercheranno di «compiacere il capo, senza preoccuparsi di migliorare il sistema nel quale si trovano»” (William E. Deming)

Rino Panetti – 12.09.2020

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