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Il REPORT dei MIEI FALLIMENTI (e lezioni) 2018. Bonus: fallire e apprendere come un prestigiatore. Lettura in 3’
ANTEFATTO: Fallire come un mago per apprendere come un mago
Era un giorno di fine novembre. Quest’anno.
Mio figlio, 12 anni, improvvisamente pare essere colto dal sacro fuoco della prestigiazione.
“Voglio imparare a fare le magie”, mi dice sorprendendomi (fino al giorno prima aveva mostrato la più totale indifferenza verso quest’arte… almeno questo trasmetteva esteriormente. Mai fidarsi delle apparenze: non sappiamo con certezza cosa cova nell’animo di una persona e quali i meccanismi di “difesa”).
Gli do qualche indicazione, un ottimo libro, un buon mazzo di carte, un ottimo video didattico.
Tutte cose che alla mia età erano impensabili, al più condensate (si fa per dire…) nel “Manuale di Silvan” e in tanta fantasia…
Lo vedo mettersi al lavoro. Vedo le carte aprirsi con fatica tra le sue mani… e le vedo cadere.
Vedo Leo raccoglierle e riprovare. Nel volto un briciolo di delusione e una tonnellata di determinazione
Cambia leggermente la posizione delle mani, rilegge quelle cinque righe del libro. E ritenta. Non va molto meglio, ma stavolta le carte non sono cadute e il movimento per metà è compiuto.
Riprova ancora, alzando l’asticella verso il secondo passo del movimento. Non va.
Ricomincia allora dal primo movimento, quello che ora “padroneggia”: guadagna così fiducia e subito dopo – sullo slancio – si getta nel secondo step. Un po’ meglio, ora.
Vedo tutto questo con la coda dell’occhio che sbircia dallo schermo del computer.
A cosa sto assistendo, in verità? A una lezione sull’apprendimento! E a una lezione sul “fallire”.
Penso alle metafore dell’illusionismo oggi più usate: il messaggio che tutto è possibile, il senso della meraviglia… per carità, tutto cose vere.
Ma la grande lezione dell’arte illusionistica è nel processo di apprendimento:
- Apprendere fondendo testa, cuore e mani contemporaneamente.
- Fallire come parte di questo processo, indispensabile per imparare e andare avanti
- Fallire prima per imparare meglio.
E tutto questo vedo apprenderlo da un ragazzino di 12 anni, semplicemente con un mazzo di carte, un libro e un minuto di video.
IL MIO RITO – IL REPORT DEI FALLIMENTI DELL’ANNO
Gli ultimi giorni dell’anno sono per molti periodo di bilanci e obiettivi.
Lo sono anche per me (se pur, lo ammetto, questo è il primo errore che compio. Sarà più chiaro tra un po’).
Ma tra tutti i bilanci, ce n’è uno che non trascuro. Mai. E’ quello degli “insuccessi”. Il motivo dovrebbe essere chiaro dall’antefatto appena descritto.
Ecco tre miei insuccessi, nel 2018. E, per ciascuno, la lezione appresa.
Lavoro:
In uno dei vari progetti di Design Thinking per un’azienda guidata da due titolari (fratelli) ho impostato il progetto soprattutto con uno dei due, considerando che egli era per tali temi trainante.
Non aver però coinvolto in eguale misura, da subito, entrambi, ha avuto ripercussioni nel prosieguo, la cui gestione ha richiesto enormi e ulteriori sforzi.
Lezione: porre massima attenzione quando si devia da un approccio e/o metodologie consolidate. E’ fondamentale valutare puntualmente pro e contro. E, soprattutto, attenti a non affidarsi troppo alle proprie capacità di padroneggiare il tema e il processo.
Salute:
Aver smesso da settembre di fare attività fisica e quasi contemporaneamente cedere ai pasti non controllati. L’autogiustificazione: un periodo di grosse novità che richiedeva
Lezioni:
Primo: quando cedi su qualcosa, rischi che anche gli altri temi ad essa collegati vengano trascinati. E’ un effetto domino pericolosissimo.
Secondo: non c’è normalmente motivo per cui il maggior impegno in un ambito autorizzi ad abbassare la guardia su un altro ambito. Anche se poi nel primo si otterranno risultati sorprendenti, il piacere per questi sarà in parte offuscato dall’aver ceduto sull’altro fronte. Quando ti prepari ad affrontare una sfida in un campo, pensa anche a come mantenere il livello adeguato negli altri: solo così alla fine il godimento sarà pieno.
Social e relazioni
La presenza sui social ha un ruolo importante per le mie attività.
In una occasione mi sono fatto trascinare in una discussione in cui l’interlocutore aveva abilmente spostato il confronto dal tema alla persona. Ovviamente deleterio.
Lezione: Domande da porsi, ogni volta: Quanto è utile aprire un tema? Chi sono i potenziali soggetti che possono sentirsi coinvolti? Cosa fare appena si passa dall’argomento alle considerazioni sulla persona?
PENSIERI FINALI: LE DUE LEZIONI PIU’ IMPORTANTI
Ovviamente ci sono altri “insuccessi”, che tengo però nella mia personale e riservata lista.
Condivido però, per concludere, due importanti e trasversali insegnamenti rivenienti dalla mia personale esperienza:
UNO.
Esistono due tipi di fallimento: il primo è quello benigno, che appartiene al processo di apprendimento e ne costituisce un presupposto indispensabile. Ogni volta che ci apprestiamo a una nuova sfida dobbiamo progettare anche “come fallire” nel percorso, per imparare prima.
Il secondo tipo di fallimento è invece quello maligno, conseguenza della mancata considerazione di come e quando fallire in modo “benigno” durante il percorso.
DUE.
L’idea di utilizzare gli ultimi giorni dell’anno per fare bilanci e programmare l’anno successivo ha un bassissimo valore. Quanti obiettivi, fissati alla fine dell’anno, già a febbraio sono un lontano ricordo?
Eppure ogni anno perpetuiamo questo “rito”.
Invece, impariamo a vivere l’intero anno come un processo continuo di apprendimento, in cui gli obiettivi vengono fissati al momento giusto, in cui programmiamo i relativi “errori genuini” e apprendiamo via via da questi.
In questo modo, l’unico bilancio che avrà senso fare a fine anno deriverà dal rispondere a questa domanda: Come è andato questo processo di apprendimento?
Buon 2019
Rino Panetti