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Il mistero dell’auto-organizzazione e della complessità svelato in 15 parole. Metti una sera a Palermo…
Il mistero dell’auto-organizzazione e della complessità svelato in 15 parole.
Metti una sera a Palermo…
L’antefatto
Palermo, 19 settembre. Sera.
Una terrazza sfiora il cielo, avvolta dal cuore di Palermo. Dodici tra le più belle cupole e ‘torri’ della città ci circondano. Possiamo guardarle dritte negli occhi… se solo lo sguardo si decidesse a posarsi.
Il padrone di casa risponde alle nostre curiosità su questo monumento. Poi sull’altro, e l’altro ancora. Ogni volta è come entrarci dentro, è come assistere alla costruzione, è come vivere nelle rispettive epoche. Ospitalità, leggerezza, piacevolezza.
Poi una domanda. Dell’unica orientale tra noi nove. Si guarda intorno, gli occhi abbracciano l’intera visuale, guardano il Tutto: “Ma tutto ciò…è il pensiero e il risultato di un unico immenso ‘regista’?”
Resto in silenzio. Ovviamente la risposta è no. Sono il risultato di un cammino lungo almeno 700 anni.
Eppure lei ha visto l’armonia del Tutto.
La mente ritrova le parole di Konosuke Matsushita, presidente della Panasonic, rivolte a noi occidentali: “Perderete…non potete farci niente perché il motivo di questo fallimento siete voi stessi! Non solo le vostre aziende sono costruite secondo la logica della frammentazione ma, cosa ancora peggiore, lo sono anche le vostre menti.”
Sì, stava accadendo qualcosa di speciale. Per un attimo abbiamo sfiorato il senso profondo e l’immenso fascino della complessità, per un attimo abbiamo danzato sulla soglia del caos. Una bellezza che si auto-organizza, che emerge dalla complessità del tempo e dello spazio.
Sì, per un istante abbiamo avuto la possibilità non solo di comprendere, ma di sperimentare con i nostri cinque sensi (e, forse, di più) la forza travolgente della complessità e il ‘mistero’ dell’auto-organizzazione.
Le 15 parole
Eppure, possono bastare 15 parole per comprendere il significato di “auto-organizzazione”. Tutto il resto – le dimostrazioni, le riflessioni, gli approfondimenti – vengono eventualmente dopo. Ecco le 15 parole che vi propongo, in un immaginario dialogo tra un allievo (con le sue domande) e il maestro (contatele, sono veramente quindici!):
– Cosa è Buddha?
– La mente è Buddha.
– Cosa è Buddha?
– La mente non è Buddha.
Ora fermatevi. Prendetevi trenta secondi e fate sedimentare dentro quanto appena letto. Vi chiedo: come vi siete sentiti di fronte a questo dialogo tra allievo e maestro? Quali le vostre reazioni?
Reazioni. L’esperienza dell’auto-organizzazione
“E’ assurdo. Tutto ciò non ha senso. Le due frasi si negano a vicenda”
“Ci vuole ben altro che questi giochi di parole”
“Sapevo che era impossibile spiegarlo in quindici parole… e infatti…” “Le spiegazioni non possono essere di questo tipo: occorrono ben altri approcci, quelli che conosciamo così bene. Non sono certo disposto a …”
Se pensieri di questo tipo hanno occupato le nostri menti, non abbiamo fatto altro che lasciarci guidare (e dominare) da tre pericolosissimi nemici: le voci del giudizio, del cinismo e della paura.
Sono queste voci che bloccano le nostre capacità di apprendimento e di cambiamento, sia come individui, sia come organizzazioni, sia come comunità più ampie.
Se invece la lettura di quelle quindici parole ha aperto squarci di riflessione e intuizione, se quelle quindici parole hanno generato prima una sospensione del giudizio e poi un movimento in cui la mente (e il cuore) hanno ricercato una possibile strada, allora abbiamo vissuto una esperienza di auto-organizzazione. I nostri pensieri si sono auto-organizzati, hanno danzato sulla soglia del caos e hanno trovato un senso, hanno appreso qualcosa che prima non potevano neanche immaginare.
Eccola così l’essenza dell’auto-organizzazione.
Opportunità
Individui, Aziende, Collettività: di fronte alle continue contraddizioni che oggi sperimentiamo, come reagiamo? Siamo pronti a sospendere il giudizio e a generare movimento per interpretarle al meglio? Comprendiamo che le opportunità sono nascoste tra le pieghe di queste contraddizioni? Le nostre capacità di auto-organizzazione di fronte a scenari in continuo movimento quali sono e come le alimentiamo?
Oppure continuiamo ad arroccarci nei bastioni della semplificazione e del riduzionismo?
La bellezza. Un volo
Palermo, 19 settembre. Quella sera.
L’unica ospite orientale aveva da poco pronunciato quelle parole: “Ma tutto ciò…è il pensiero e il risultato di un unico, immenso ‘regista’?“
Io ero appena tornato da quelle riflessioni, dallo stupore di vedere come il senso del bello non sia altro che il risultato dell’auto-organizzazione dei nostri pensieri e del nostro modo di vedere e pensare, quando alzando gli occhi restiamo tutti e nove pietrificati, incantati da un’immagine mozzafiato: una decina di splendidi uccelli bianchi solcano il cielo sopra di noi, in un classico schieramento a “V”.
Immaginate: le cupole e gli edifici di Palermo sotto di noi, i riflessi arancioni dei fari a sottolinearne la bellezza, il cielo scuro… e un baffo bianco, elegantissimo, che lo attraversa da parte a parte.
Lo stormo di uccelli: da sempre il simbolo per eccellenza della complessità e dell’auto-organizzazione. Venuto lì, in quel momento, quasi a sottolineare le parole dell’unica ospite orientale.
Un attraversamento di pochi secondi. Le frecce tricolore della complessità a sigillare quel momento unico.
PS
So che è difficile crederlo, ma tutto ciò è accaduto veramente. Otto persone possono testimoniarlo.
Rino Panetti