Theory U e MbM

Guidare dal futuro che vuole emergere, navigando sulla soglia del caos

 

Theory U è attualmente considerata la più completa e innovativa metodologia per sviluppare leadership, creatività, innovazione e cambiamento profondi.

Nasce grazie ad una importante ricerca condotta da Otto Scharmer (e altri primari esperti) e poi consolidatasi all’interno del prestigioso MIT – Massachusetts Institute of Thecnology – di Boston.

Attualmente è utilizzata in un’infinità di Organizzazioni in tutto il mondo.

Theory U è una metodologia che si applica a livello micro (individuo), meso (team), macro

(Organizzazioni) e mundo (Territori).

A livello aziendale, le sue applicazioni sono oggi amplissime:

  • Innescare e supportare percorsi di cambiamento profondo e di Innovazione nelle Organizzazioni e nei team
  • Rafforzare il potenziale creativo
  • Guidare nella gestione strategica e ampliarne i vantaggi
  • Facilitare le iniziative di networking e di partnership, coinvolgere i clienti e le altri parti interessate a co-creare il business futuro
  • Valorizzare la forza dei Team
  • Coinvolgere e ispirare i collaboratori
  • Favorire la leadership
  • Integrarsi con i modelli di gestione organizzativa per bilanciare ritorni finanziari con maggiori contributi sociali
  • Ecc.
  • Ecc.

La Metodologia ha una portata molto ampia. Qui non ve ne forniamo che dei brevissimi cenni, scusandoci per tutte le inevitabili omissioni

 

Innovazione, Cambiamento e creatività

Esistono due possibili approcci riguardo il cambiamento e l’innovazione:

  • innovare dal passato, proiettando questo verso il futuro, oppure
  • innovare dal futuro, avere la capacità di connettersi con un futuro emergente e realizzarlo.

Del resto, ciascuno di noi (sia come Individui che come Organizzazioni) non è uno ma due: l’io che viene dal passato e l’Io che viene da un futuro emergente.

Con Theory U si realizza la fusione di queste due Dimensioni: è questo che consente livelli di creatività e innovazione ineguagliabili.

Le due domande centrali a cui occorre saper rispondere sono:

  • Chi sono Io?
  • Qual è il mio Ruolo?

Si notino le iniziali maiuscole di “Io” e “Ruolo”. L’innovazione, la creatività – sia se le consideriamo a livello individuale che a livello di Organizzazioni – derivano dalla capacità di trovare le giuste risposte a questi due Quesiti.

Theory U consente tutto ciò.

Pervenire a questa innovazione che viene dal futuro è il frutto di un percorso che assume la forma di una U (da qui, “Theory U”): tutti i più grandi leader, creativi e innovatori, nelle loro considerazioni e nella descrizione dei propri approcci, arrivano sempre a questa U.

La metodologia Theory U ci dà l’enorme vantaggio di averla resa esplicita e “modellizzata” (termine non appropriato, ma utile per una comprensione ‘intuitiva’ di cosa sia Theory U) in un approccio strutturato e codificato.

Ecco la U, in una delle rappresentazioni fornite da Otto Scharmer:

theory

Un percorso che deve iniziare con l’interrompere il downloading dei soliti schemi e approcci (ossia, vincere i modelli mentali che condizionano le nostre scelte e che ci portano sempre a replicare il passato, al massimo con un po’ di maquillage solo esteriore) e da lì scendere verso il fondo della U:

  • Seeing, vedere con occhi nuovi, dalla periferia del Sistema, dai suoi bordi. E’ un “open mind”
  • Sensing, connettersi nel profondo con l’intero Sistema e scoprirne tutte le relazioni e connessioni e il proprio ruolo in esso. E’ un “open heart”
  • Presencing: è il livello più profondo della U, quello in cui si realizza una vera e propria inversione: la connessione infatti cessa di essere con il passato e il presente (come nel Sensing) per arrivare a connettersi con un futuro emergente, uno spazio di future opportunità. E’ qui che si trova la risposta alle due fondamentali domande: Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo? E’ un “Open Will”.

Questa discesa lungo la U è ostacolata da tre forze di resistenza che occorre saper vincere:

– la voce del giudizio (VoJ): è il giudizio che viene dal passato, da chi non guarda con occhi nuovi la realtà circostante
– la voce del cinismo (VoC): quando ci si trova nell’”open heart”, si diventa vulnerabili al cinismo. Il cinismo blocca il percorso lungo la U
– la voce della paura (VoF): quando il nuovo emerge, spesso comporta la necessità di lasciar andare (letting go) il passato, le vecchie prassi e lasciar venire il nuovo. Questo porta con sé la paura di non farcela, dell’ignoto, della sfida, la perdita delle sicurezze acquisite, ecc.

Una Leadership dunque che deriva dalla fusione di tre distinte intelligenze:
– Intelligenza Intellettuale (Open Mind)
– Intelligenza Emotiva (Open Heart)
– Intelligenza Spirituale (Open Will).

Poi, la parte destra della U è la risalita, quella che porta alla realizzazione, all’azione! Un’azione però che a questo punto deriva da quella profonda connessione con il futuro, quindi caratterizzata da una efficacia ineguagliabile.

Anche però lungo la U è necessario non perdere quella connessione con lo spazio di future opportunità apertosi. E’ un’azione in cui occorre lasciare in interazione testa, cuore e mani! E così, anche qui troviamo tre ostacoli, tre “nemici”:

  • Paralisi da analisi, quando prevale il ragionamento (testa) ma non si passa mai all’azione (mani)
  • Iperattività isterica, quando si fa (mani) senza ragionare (testa), senza riflettere
  • Bla, bla, bla, quando si agisce senza una connessione con il “cuore”, ossia con la risposta alle due domande essenziali emerse nel Presencing.

Tutto ciò, l’intera U, è una metodologia ricca di approcci, pratiche, discipline, tecniche. La sommaria descrizione sopra fornita dei suoi punti cardine non tragga in inganno sulla sua profondità ed efficacia.

Si sottolinea inoltre nuovamente come questa Metodologia possa essere applicata a livello di Team, di Organizzazioni e anche in percorsi individuali.

 

Leadership, visioning, dialogo generativo e co-creazione. Il Punto Cieco della Leadership

La leadership è spesso studiata (e ‘insegnata’ … chiedendo scusa per il termine inadeguato) focalizzandosi su due aspetti:

  • Quali risultati ottiene il leader (ossia, il Cosa)
  • Con quali modalità egli ottiene quei risultati (ossia, il Come).

In realtà, ciò che fa la vera differenza in un leader è qualcos’altro: è la fonte di ispirazione profonda dalla quale egli muove e da cui scaturiscono – solo come elementi consequenziali – il Come e il Cosa.

Si tratta del Chi, quello che in Theory U è noto come il Punto Cieco della Leadership.

Ecco schematicamente una rappresentazione di ciò:

Risultati (che cosa)

Processi (come)

Fonte (chi)

“Il punto cieco della creatività” (o “il punto cieco della leadership”), lo spazio più interno dal quale operiamo

Nel “Chi” si perviene così alla risposta alle due domande centrali prima evidenziate: Chi sono Io? Qual è il mio Ruolo?

Pensate quanto tutto ciò possa essere importante nello sviluppo della leadership e nella guida delle Persone e dei Team: portare i propri collaboratori o una squadra ad operare da quel profondo livello!

Ecco perché la metodologia Theory U per la leadership è semplicemente il meglio oggi disponibile su questi temi:

  • Permette un profondo coinvolgimento di tutti
  • Consente di pervenire ad una visione veramente condivisa
  • Attiva le persone e i loro meccanismi partecipativi e realizzativi
  • Consente la realizzazione di ciascuno in ciò che fa
  • Facilita la co-creazione, non solo con i collaboratori ma anche con clienti, partner esterni. In effetti, la co-creazione con Theory U arriva a toccare livelli impensabili con i normali approcci
  • Consente lo sviluppo di ‘dialogo generativo’, ossia un dialogo che è addirittura superiore all’empatia, un dialogo che nasce dalla connessione di tutti con il futuro emergente.

Di seguito si riporta un’altra schematizzazione (semplificata) di Theory U nella sua applicazione alla leadership. Non abbiamo in queste pagine lo spazio per commentarla:

theory2

Altre informazioni sulla Leadership potete trovarle nelle pagine:

Leadership, sviluppo delle persone e dei team

Livello 3 del Modello MbM

 

Management by Magic e Theory U

L’integrazione del Modello Management by Magic con Theory U consente un rafforzamento reciproco delle due Metodologie dal valore incommensurabile.

Non c’è lo spazio, in questo Documento (che non è un Manuale di ‘pratiche’), di evidenziare tutti i punti di contatto ‘metodologici’, ‘pratici’ e ‘operativi’. Ci limiteremo così a fornire delle indicazioni di carattere più ‘sistemico’:

Management by Magic ha l’obiettivo di guidare le Persone, i Team, le Organizzazioni e i Territori a vivere la complessità in maniera positiva e piena, portandoli a collocarsi sulla soglia del caos (meglio, nell’intersezione di soglie del caos di campi diversi, quello che in MbM è noto come “Magic Point”: si veda il primo caposaldo di Management by Magic: la complessità!).

La soglia del caos è l’unico punto in cui le possibilità aumentano a dismisura, l’unico ‘luogo’ in cui un Sistema è vivo, adattivo, spontaneo. Innovazione, cambiamento, creatività si generano su quel “Magic Point” che non è né nelle parti statiche dei Sistemi (dove al massimo c’è prevedibilità, ma non “possibilità”), né in quelle caotiche (dove regna il disordine).

Analogamente avviene per la Leadership: il leader è colui che sa guidare le persone, i team, i partner verso il “Magic Point”.

Appaiono dunque evidenti le relazioni tra il Magic Point e lo stato di Presencing che emerge nel fondo della U! … Pensate cosa può voler dire vivere una vita sul Magic Point (intersezione di soglie del caos di campi diversi), avendo la capacità di muovere anche da uno spazio interiore di profonda connessione con un futuro emergente!